RICERCA SU WALTER TOCCI E PAOLO ARSENA
Chiara Castiello e Cristina Caporaso
DOMANDE:
Tocci
Come si può riportare l’urbanistica nella
direzione dell’interesse pubblico, non rendendo la città tutta disponibile alla
rendita?
Arsena
Perché
l’intermodalità è un fattore cruciale nell’idea di mobilità che lei propone?
E’
previsto un upgrade del progetto Metrovia? Quali saranno gli aggiornamenti che
integrerete rispetto al progetto attuale?
Walter Tocci
Foto dell’incontro:
Laureato in fisica e in filosofia, ha
lavorato come ricercatore presso l'azienda di telecomunicazioni Selenia. Ha iniziato
giovanissimo l'impegno politico e sindacale, prima nei metalmeccanici della
CISL e poi, a 29 anni, nel Partito Comunista Italiano come presidente
dell'allora Quinta Circoscrizione di Roma dal 1981 al 1985. È stato consigliere
comunale a Roma dal 1985 al 1993, quando si dimise per assumere l'incarico di
vicesindaco e assessore alla mobilità nella giunta di Francesco Rutelli che
mantenne fino al 2001. In quegli anni ha impostato la strategia della "cura del ferro", avviando il
potenziamento del trasporto pubblico nella Capitale.
Sostiene che questa strategia sia la
possibile soluzione alle problematiche del traffico e della mobilità, ma non
solo, che affliggono Roma e la sua area metropolitana.
Nel 1996 il Comune di Roma fece una
proposta nota come rete Metrebus 3x3, che prevedeva la realizzazione di tre
passanti ferroviari regionali integrati con altrettante metropolitane urbane.
Il progetto partì subito con
l’attuazione di tre tratte ferroviarie, una per passante, ma dopo la
realizzazione di quelle prime tre ferrovie è stato purtroppo abbandonato.
I quattro passanti potrebbero
rappresentare il telaio infrastrutturale della Regione capitale, compensando il
deficit infrastrutturale accumulato in trent’anni di disseminazione edilizia.
La
logica dei passanti si rivela ancora più importante se riferita alle
metropolitane in città. Oggi la A e
la B si incontrano infatti in un solo punto, ma unite alla C formano una doppia
maglia tra San Giovanni, Colosseo, Termini e Ottaviano. La linea C è stata
pensata come grande connettore urbano per risolvere tre problemi strategici:
integrare con la città l’estesa e frammentata periferia orientale; costruire un
asse portante nell’area nord, la più debole delle infrastrutture, e realizzare
una rete di metropolitane nell’area centrale. Servendo infatti il cuore del
centro storico, crea le condizioni strutturali, insieme ai nuovi tram, per una
vera pedonalizzazione.
Si pensa anche alla necessità di una
quarta metropolitana, la linea D. Una linea in direzione parallela a ovest
della B, da Salario a Ludovisi, passando per Campo Marzio e Trastevere, fino a
Magliana e all’Eur. Oltre a questa linea, sarebbe necessario estendere il
bacino di offerta delle metro esistenti con adeguati prolungamenti.
Inoltre va promossa una progettazione
integrata, basata su una forte collaborazione
fra ingegneri e archeologi, in modo da trasformare le difficoltà
archeologiche in opportunità, come previsto dal progetto originario redatto
secondo il “metodo Roma”, introdotto da Adriano La Regina.
I punti salienti del progetto sono collocare
i volumi delle stazioni a circa trenta metri di profondità, evitando l’impatto
archeologico e attraversando lo strato antico soprastante solo con le scale
mobili, che possono passare in modo non invasivo anche vicino ai reperti,
rendendoli visibili ai viaggiatori; così le stazioni aiuterebbero a scoprire
una Roma ancora sconosciuta.
La
linea C è stata tra l’altro progettata per rendere attuabile il progetto Fori. Si
potrebbe infatti pedonalizzare totalmente l’area, eliminando lo stradone del
tutto estraneo al paesaggio storico e recuperando la geometria e le connessioni
delle piazze imperiali. Nella pedonalizzazione svolgerebbe un ruolo strategico
l’area tra il Colosseo e largo Corrado Ricci, l’unico luogo dell’area
archeologica in cui si può scavare perché privo di reperti. La versione
originaria del progetto della linea C disegnava sotto il viale e in connessione
con la stazione Colosseo un grande foyer di ingresso al parco dei Fori, in cui
i cittadini uscendo dalla metropolitana avrebbero trovato un grande ambiente di
servizi e di accoglienza, prima di entrare nell’area archeologica. Questa
versione del progetto è stata purtroppo abbandonata nel 2010 per una soluzione
di basso profilo, in cui è evidente una
progettazione separata tra ingegneri e archeologi. Infatti l’area ipogea viene
interamente bloccata dagli impianti della metropolitana, rinunciando alla
possibilità di dare al parco dei Fori una porta sotterranea di accesso.
Walter Tocci ha un’idea di città tram-pedonale che cambierebbe del
tutto il volto della città. Tale rinascita si può stimolare solo col tram, in
quanto strumento in grado di agire contestualmente sui processi strutturali,
funzionali e simbolici.
Infatti il ruolo dei tram può
rappresentare un’ importante strumento di riqualificazione
e ricucitura urbana e non solo una semplice infrastruttura. E’ necessario
nelle direzioni radiali di Roma che presentano flussi troppo alti per essere
serviti dagli autobus. Il tram è infatti una modalità di trasporto che, ha
costi di investimento dieci volte più bassi delle metropolitane e realizza
un’offerta di trasporto più potente degli autobus.
A Roma si potrebbero realizzare tre
passanti centrali, che coprirebbero tutte le direttrici non servite dalle quattro
metropolitane, più un passante periferico nell’area orientale della città. I
tre passanti centrali sarebbero perfettamente integrati con le reti
metropolitane e ferroviarie, garantendo a queste la distribuzione capillare dei
flussi e l’integrale accessibilità dei luoghi. Non sarebbero solo
infrastrutture di trasporto, ma creerebbero l’occasione per ripensare la
funzione e l’immagine delle vecchie consolari, facendone i più bei viali di
Roma contemporanea. I lavori necessari alla realizzazione degli impianti
tranviari offrirebbero l’opportunità per fare una buona manutenzione delle
vecchie reti urbane, spesso in pessime condizioni, e allo stesso tempo per
posare le nuove reti tecnologiche digitali. In alcuni casi si potrebbero
realizzare nel sottosuolo parcheggi lineari lungo l’asse stradale, togliendo
dalla superficie le automobili dei residenti e restituendo spazio pubblico ai
pedoni. In superficie si dovrebbe riqualificare l’architettura delle strade e
potenziarne l’uso pedonale con il rifacimento delle pavimentazioni, un nuovo
design dell’arredo urbano, l’uso sapiente del verde e dell’acqua, la creazione di
luoghi di ristoro e di pausa.
La
sua idea potrebbe sembrare un disegno irrealistico che non tiene conto dei
vincoli finanziari e attuativi, ma non è così. Le linee tranviarie e
metropolitane devono essere integrate a larga scala, altrimenti non si ottiene
l’effetto rete e, a parità di costi, diminuisce l’efficacia. Riguardo alle
difficoltà dell’attuazione, la vera causa del problema risiede nell’aver smarrito
la cultura del progetto che va ricostruita, innanzitutto svincolando la progettazione dal finanziamento. Oggi, infatti, si
comincia a disegnare un’opera solo dopo aver ottenuto i fondi, accumulando già
in partenza un ritardo che impedisce di bandire subito l’appalto, crea
l’affanno dei soldi non spesi e devia l’attività di progettazione verso
scorciatoie e semplificazioni. Le Amministrazioni dovrebbero invece progettare
prima di ottenere i finanziamenti, dotandosi di progetti esecutivi, elaborati senza
affanno, pronti per essere appaltati non appena si rendono disponibili i fondi.
Un’istituzione che non è in grado di progettare la città non potrà neppure
intervenire per cambiarla.
PAOLO ARSENA
Paolo è un architetto che vive a Roma,
dove lavora nel settore della progettazione: dalla scala urbana all’interior
design.
Ma quello che Paolo fa non basta del
tutto per spiegare il suo progetto della Metrovia. Per spiegare la meticolosa
devozione con cui si è dedicato allo sviluppo del progetto serve sapere alcune
sue vicende personali.
Scopriamo così che Paolo l’amore per i
binari ce l’ha nel DNA, eredità di un padre ingegnere dirigente delle Ferrovie,
malato di treni che al figlio ha trasmesso la stessa febbre. E i binari sono il
fil rouge di tutta la sua vita: dalla camera con vista sulla ferrovia della sua
casa in via Sammartini a Milano, dove è vissuto i primi anni, fino agli
Interrail che in gioventù non si negano a nessuno. Ma che lui ha fatto fruttare
più di altri, a quanto vediamo oggi. E poi, la laurea. Con la tesi su una
stazione del passante ferroviario di Milano. Dopo la laurea, il lavoro. I primi
anni Paolo se li è fatti praticamente in treno, continuamente in giro fra Roma,
Milano e Venezia.
Ecco immaginiamo uno così a Roma,
davanti alle sue due linee e mezza di metropolitana e a un centinaio e passa di
chilometri di binari ferroviari mal utilizzati. Da qui nasce il progetto della
Metrovia.
Metrovia 2023 è un progetto che ha
l’ambizione di rivoluzionare la mobilità della capitale, avvicinandola agli
standard delle grandi città europee.
E’ un piano del ferro di grande
impatto: l’esperienza e il confronto con le altre realtà europee dimostrano
infatti che solo una rete integrata su ferro migliora l’efficienza dei
trasporti di un centro urbano di vaste dimensioni. Metrotram, ferrovie
suburbane e soprattutto un’adeguata maglia di metropolitane.
Ma in una città come Roma un piano
come questo non può puntare solo sullo scavo. Non solo per le peculiarità
storiche ed archeologiche (aggirabili con i nuovi metodi di scavo), ma per la
conformazione urbanistica della città: Roma è troppo estesa e diradata e le
metropolitane sotterranee diventano molto più onerose rispetto alle altre
grandi capitali.
Innanzitutto Roma ha bisogno di
mettere in connessione fisica, funzionale e visiva ciò che già esiste: le linee
di metropolitana esistenti e le tratte urbane delle ferrovie.
L’idea di Metrovia è semplice e
realizzabile: riutilizzare le infrastrutture ferroviarie che attraversano Roma.
Sul tracciato urbano delle ferrovie possono nascere 6 linee di metropolitane di
superficie. Più precisamente, 6 linee di treni allestiti come metropolitane che
effettuano un servizio da metropolitane in termini di frequenza, portata,
velocità: 2 sulle ferrovie ex concesse e 4 sul nodo ferroviario che attraversa
la città.
In questo modo, si potrà creare un
sistema davvero efficace e integrato fra le 4 metropolitane già previste (le
tre esistenti, le loro estensioni e la Metro D) e le 6 Metrovie (cioè metropolitane ferroviarie di superficie
nate sul tracciato urbano delle ferrovie), cui aggiungiamo l’estensione in
sotterranea della Roma Lido. In totale, 10 linee M.
A queste linee si aggiungono le
ferrovie vere e proprie. Una ferrovia urbana circolare (la MO) che gira intorno
all’anello ferroviario, e 13 linee S, cioè treni suburbani a servizio della
cintura periurbana e della regione.
Se in città le Metrovie fanno
frequenza e capillarità, i servizi esterni per i pendolari fermano solo sui
principali nodi del ferro e quindi possono muoversi più veloci dentro la città.
Inoltre, le linee S moltiplicano i collegamenti rispetto agli attuali servizi
regionali, mettendo in comunicazione tra loro i principali centri del Lazio in
ogni direzione, con servizi quasi tutti passanti per la capitale.
E
poi, Roma ha bisogno di completare questa connessione su ferro con una maglia
ausiliare, le linee T. Non i semplici tram che scontano i limiti imposti da
percorrenze a tratti promiscue, rallentate da incroci e attese ai semafori. Ma
Metrotram di moderna concezione: veloci, regolari, frequenti.
Nel
suo insieme Metrovia 2023 è un sistema integrato del ferro, una rete vasta e
capillare che comprende:
-una
rete di 10 linee metropolitane, le ipogee e le metropolitane ferroviarie (linee
M)
-1
ferrovia urbana circolare (MO)
-una
rete di 13 linee suburbane (linee S)
-una rete di 18 Metrotram (linee T).
Infine
comprende alcune opere aggiuntive, previste in prospettiva, che riguardano:
-le
estensioni future delle linee ipogee;
-1
servizio di collegamento Eur-Fiumicino Aeroporto.
Una potenziale rivoluzione della
mobilità urbana è a portata di mano. Realizzabile, nella sua parte essenziale,
in 10 anni, con le prime linee attive in 5 anni.
Il cuore di Metrovia è l‘intervento
sulla rete ferroviaria. E si può fare.
Si può fare, rendendo quattro tratte
urbane indipendenti (e quindi del tutto prive di incroci con il traffico
ferroviario, o limitandosi alla compresenza di un unico servizio compatibile)
senza incidere sui traffici ferroviari di Alta Velocità e lunga percorrenza.
Si può fare, adeguando queste tratte
urbane ad un servizio metropolitano ferroviario, connesso in un grande sistema
di mobilità su ferro.
Si può fare, incrementando gli snodi
tra metro e ferrovia, portandoli a 33. Veri nodi di scambio, con veri
collegamenti: tapis roulants, gallerie.
Si può fare, con limitati interventi,
senza cantieri invasivi, in massima parte senza scavi e a costi ridotti.
Il piano Metrovia 2023 è una rete del
ferro integrata ad alta efficienza (metropolitane, treni suburbani e metrotram)
che ha un caratteristica essenziale: è realizzabile per fasi.
La
scalabilità del progetto – attuabile in fasi successive – presenta vantaggi
sostanziali in una città come Roma, con le metropolitane di superficie:
-i
lavori sono sul sedime ferroviario, senza i grandi impatti sulla circolazione
tipici dei cantieri ipogei;
-offrono
risultati in tempi ragionevoli, non si scava;
-compensano
la tempistica prolungata necessaria al completamento del piano delle metro
sotterranee.
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